Difficile dire quando è cominciata; molti anni fa comunque: a 14 o 15 anni Paolo Ricci, amico inseparabile e vicino di casa, mi insegnò i primi giri di basso (lui, talento naturale, già se la cavava egregiamente con la chitarra e aveva bisogno di un accompagnamento al basso). Non disponendo di un basso vero mi ingegnai: con un coltello incisi due tacche nuove al capotasto ed al ponticello di una vecchia chitarra acustica e montai le prime 4 corde della chitarra (mi-la-re-sol) al posto delle 6 normali in modo che stessero un pò più larghe e cominciai ad esercitarmi così (curioso: mi ero completamente dimenticato di questo episodio. Me lo ha ricordato Bruno Benzi con la sua biografia. Grazie Bruno, te ne sono grato). Componemmo anche qualche canzoncina insieme (Paolo la musica ed io le parole) e con una di queste mi presentai al festival di voci nuove di Bellaria. Si intitolava "L'estate che verrà". Scartato al primo turno. Demmo la colpa al fatto che nel testo si nominava la città di Cervia e questo, secondo noi, a Bellaria non era stato apprezzato (chissà se andò davvero così). Già, i concorsi di voci nuove; in quegl’anni ogni paese sognava di emulare Castrocaro e voleva il suo Festival. A Savignano, uno dei più prestigiosi della Regione, andai in finale (ricordo che eravamo accompagnati dall'orchestra Oleandri) con la canzone "Quando vedrai la mia ragazza" lanciata da Little Tony al Festival di San Remo di quell’anno. C'era anche un piccolo festival a Cervia, in teatro, che addirittura vinsi con "una lacrima sul viso" (il successo di Bobby Solo) l’anno successivo. Il canto, in effetti è sempre stata la mia prima passione.

Le formazioni di cui ho fatto parte

I COBRA

Gastone Guerrini al basso
Maurizio Farabegoli chitarra
Bruno Benzi chitarra
Primo "Mimmo" Villini batteria
 

Il primo gruppo non si scorda mai.
Andavamo in giro con una camicia militare "stracci-america" comprata da Parisi, (che però i cervesi chiamavano, chissà perché, Parigi) alla Malva, con stampata sulla schiena la scritta "cobra", con la massima disapprovazione dei nostri genitori. Facevamo le prove, inizialmente, a casa di Mimmo (poi al Tiro a Volo) dove ci "scopri" il mitico Luigi Adami che, con aria vissuta di grande impresario, ci ingaggiò per accompagnare la "tournèe" di un cantante cervese (sentite un po’ che fantasia) che aveva "sfondato" in Germania e che ora lui (Adami) voleva lanciare anche in Italia: Antonio Mazzanti. Non dimenticherò mai il primo incontro con Antonio: fisico possente, voce baritonale, camicia con le frange e cappello da cow boy. A noi sembrava di toccare il cielo con un dito. Dopo molte prove debuttammo, nell'estate '66 al caffè concerto La Bussola in centro a Milano Marittima, gestito dal mitico Serra, lo stesso che gestiva la Vecchia Fattoria di Lido di Savio (fra lui e la moglie non so chi fosse più matto). Noi facevamo il "moderno"
( Rolling Stones, Beatles, canzoni beat italiane ecc), e Antonio il classico (le canzoni napoletane). Ma poiché Antonio faceva, in realtà, il maestro di nuoto, attività con la quale foraggiava il gruppo (amministratore unico Luigi Adami) e stava tutto il giorno in acqua, purtroppo era sempre senza voce e la serata la facevamo quasi sempre da soli.

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TONY ADAMS GROUP

Gastone Guerrini al basso
Maurizio Farabegoli chitarra
Bruno Benzi chitarra
Luigi Adami batteria
Antonio Mazzanti canto
 

Provammo al Kursaal nell'inverno fra il 66 ed il 67, ma in primavera, in occasione di un leggendario raduno di gruppi beat al cinema teatro Astra di Cervia, conoscemmo i Diamanti (gruppo già affermato in Romagna) che stava per sfasciarsi: infatti Paolo Ricci stava partendo per il medio oriente con Dino Sarti, ed altri stavano lasciando il gruppo. I Diamanti proposero a me e Maurizio Farabegoli di unirci a loro e per noi si aprì una prospettiva semiprofessionale molto importante.

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I DIAMANTI
( seconda edizione )

Fulvio Penso alla tromba
Guido Rinaldini al sax
(dopo pochi mesi dette forfait)
Ilario Piraccini alla batteria
Maurizio Farabegoli alla chitarra
Mauro Cacchi al piano
Gastone Guerrini al basso
 

Fu un esperienza esaltante: facemmo tutta la stagione estiva '67 alla Bussola a Milano Marittima con grande successo di pubblico. La nostra specialità erano le canzoni dei Giganti e dei Beach Boys (ricordate Barbara Ann?). Infatti cantavamo tutti e costruivamo, con una pazienza certosina, dei pregevoli contrappunti di voci niente male ( per gli appassionati citerò solo "Good Vibrations" dei Beach Boys). Guadagnavamo 4.000 lire a testa per sera che, puntualmente, spendevamo all' istante  nel  seguente modo :  pizza e  coca più due giri in go kart all'Happy Walley. Purtroppo alla fine dell'estate il gruppo si sfasciò: io andai in collegio per recuperare un anno di scuola (Mi avevano bocciato perché “inclassificabile” non avendo pressoché frequentato gli ultimi mesi). Ilario partì soldato e Fulvio si ritirò dalle scene per un anno per dedicarsi al diploma di tromba.

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FULVIO, PAOLO and CAROLINA BRASS

Fulvio Penso (volpino) tromba
Paolo Ricci voce, basso e chitarra
Gastone Guerrini voce e basso
Mario Marinelli (Bepi) batteria
Mauro Cacchi pianoforte
Otello Magnani 2a tromba
Secondo Gabbanini (Max) sax
(I soprannomi sono tutti di Adami.)

Un paio d'anni dopo Paolo Ricci tornò dal Medio Oriente con un bagaglio professionale ben diverso dal nostro, con tante idee e con tanta voglia di mettersi alla prova con un orchestra sua (e di Fulvio, l'altro musicista con solide basi teoriche e pratiche). Montammo dei pezzi arrangiati da Paolo molto belli ma un po’ difficili per l'epoca; standard jazzisti, ed anche canzoni d'attualità ma trattate con arrangiamenti talmente originali che spesso le rendevano irriconoscibili. Ad esempio c'erano tre fiati in un epoca in cui imperavano solamente chitarre elettriche. Forse qualche anno dopo, quando esplosero fenomeni quali i "Blood, Sweat and Tears" o i "Chicago" di chiara influenza jazzistica, anche il nostro gruppo sarebbe stato visto dai ragazzi di allora con un altro interesse. Comunque, nonostante le difficoltà, fummo chiamati ad esibirci all'Altro Mondo Studios di Rimini, vero tempio dei giovani e base di lancio di numerosi gruppi di successo. Per il resto fu dura: i gestori delle balere romagnole stentavano a capire che Carolina Brass non era una cantante di liscio ma significava "gli ottoni della Carolina" intesa come stato dell'America del Sud e non di rado, quando arrivavamo nel locale, ci protestavano perché cercavano la cantante e non la vedevano (forse eravamo un pò troppo sofisticati per l'epoca). Il gruppo durò un anno e mezzo e poi dette forfait.

IL SISTEMA

Gastone Guerrini al basso e voce
Roberto Bolognesi alla batteria
Fiorenzo Farabegoli alla chitarra
Tino Giunchi al sax
Daniele Puntiroli alla tromba
Luciano Solaroli al trombone
 

Erano i primi anni settanta; imperava il Rhythm and Blues: James Brown, Otis Redding e gli altri e noi, con tre fiati (tromba, trombone e sax), ci siamo divertiti ad emulare le loro gesta. C'era tanto entusiasmo e, soprattutto, tanta voglia di ridere (e con Tino e Roberto era impossibile non ridere). C'era bisogno del pulmino e noi comprammo il camioncino vecchio di Catalani (elettricista mitico del borgo), destinato alla demolizione, lo sverniciammo e lo riverniciammo di rosso con la scritta bianca, per tutta la fiancata "Il Sistema". Io ero il più vecchio ed unico con la patente e, quindi, anche autista. Ricordo che c'era un buco fra i pedali ed il sedile di guida, di una spanna di diametro, che faceva vedere l'asfalto sotto di me; rimediammo con una mini-gettata di cemento. Facemmo quasi tutta l'estate a Bellaria al "club 2".

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I KENT di Romano Borsari

Romano Borsari alla chitarra
Salvatore Carloni al basso
Tiberio Marani al piano
Giovanni Prati al sax e violino
Sauro Rocchi alla batteria
Gastone Guerrini cantante
 

Non ricordo come, un giorno fui convocato da Romano Borsari (noto chitarrista e band leader di orchestre da ballo) che non conoscevo, per un provino: serviva il cantante. Nonostante l'emozione andò bene e fui ingaggiato. Mi si spalancò davanti un mondo nuovo e stimolante, per la prima volta fra veri professionisti. Erano tutti molto più grandi di me ed avevano suonato molto all'estero e sulle navi da crociera (mondo, quest' ultimo, che mi affascinava moltissimo e mi piaceva ascoltare i racconti delle avventure dei "grandi" sperando di viverle presto di persona). Fu un'esperienza importante e formativa, più dal punto di vista umano e professionale che non da quello tecnico-musicale in senso stretto ma, anche lì, mi sono divertito.

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I KRIPTONIANI

Alberto Pilandri alla chitarra e voce
Gastone Guerrini al basso e voce
Mario Tordi alla batteria
Silvano Tombetti ("Trombetti") al sax
Egidio … cantante
Guido Bustacchini al piano
 

Fu Alberto Pilandri ad introdurmi nei Kriptoniani, un gruppo di Ravenna a livello semi-professionale, con un buon giro di locali in mezza Italia. Si suonava di tutto, cioè da ballo, ma con una buona propensione al moderno stile chitarra imballata: brani dei Deep Purple, Creadens Clearwater Revival, Gentle Giants ecc. ma, al bisogno, anche liscio, con Silvano Tombetti (presto ribattezzato Trombetti per la “curiosa” voce del suo sax…) che difficilmente arrivava alla fine del brano; irresistibilmente esilarante. Si viaggiava molto perché si faceva perlopiù “il volante” cioè si cambiava locale ogni giorno (con distanza anche notevoli): i ricordi prevalenti di quell'esperienza sono legati alla nebbia del Veneto, alle sbornie, ai giorni ed elle notti in pulmino e, naturalmente, alle risate. Ricordo anche una lunga estate del '72: mese di Luglio fissi a Venezia a fare il caffè concerto in un locale sul Canal Grande e mese di Agosto a Jesolo in una catena di alberghi.

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LINUS BAND

Gastone Guerrini basso e voce
Eugenio Fantini pianoforte
Fulvio Penso tromba
Ilario Piraccini batteria
Tino Giunchi sax
Enzo Valli tronbone
 

Estate '73. Siamo in piena era "birrerie". Già, perché ci fu un periodo (primi anni '70) in cui, sull’onda del successo dell’October Fest di Monaco di Baviera e per corteggiare i clienti tedeschi allora numerosissimi, esplose il fenomeno delle birrerie: erano, per lo più, capannoni (oggi si direbbe tensiostrutture) caratterizzate coi colori delle più famose case di birra tedesche, dove i "tugnini", ma anche i "birri" del nostro entroterra, si riempivano di birra, wurstel e patate ma erano anche locali da ballo. Erano, soprattutto, vere riserve di caccia alle tedesche ma anche alle maestre delle colonie (specie quelle posizionate a Pinarella ed a Tagliata, zone che , ancora, pullulavano appunto di colonie con centinaia di maestre giovani e lontane da casa e dai morosi…). La birreria dove suonammo per tutta la stagione ’73 era la “Piccola Monaco” a Pinarella dove oggi sorge il Parco 5 Pini. Per fare le cose sul serio e  guadagnarci la pagnotta costruimmo un orchestra veramente professionale: montammo le più popolari marce tedesche cantate (non vi dico come) in lingua originale; ma anche i classici del ballo figurato e del liscio oltre, naturalmente, alle canzoni di moda in quel momento. Il successo era garantito anche dalla simpatia e dai numeri inventati al momento da Tino e da Enzo, oltre ad un'infinita ed imprevedibile galleria di personaggi che capitavano tutte le sere e montavano su a cantare (si fa per dire); fra ubriaconi ed aspiranti vedette sembrava di essere ad "Alto Gradimento" o, se preferite la versione televisiva, a "Quelli della notte". Tinetto (giovanissimo), di giorno, faceva anche il maestro di tennis e spesso passava direttamente dal campo al palcoscenico: Arrivava a sigla già iniziata, ancora vestito da tennis e cominciava a suonare così guadagnandosi i cazziatoni del gestore del locale. Poi si cambiava al primo “riposino”.

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BEAT GENERATION

Gastone Guerrini basso
Alberto Pliandri chitarra
Roberto Bolognesi batteria
Mario Drudi basso e chitarra
Andrea Ricci Maccarini pianoforte
 

Nel '75 diedi l'addio alla musica ed andai soldato e, al ritorno, il matrimonio ed un lavoro "serio" e dignitoso. Ma l'astinenza durò "solo" cinque anni. Nel Settembre dell'80, infatti, ci riunimmo in cinque,: quattro vecchi marpioni ed un giovane di belle speranze (Andrea), per riproporre i successi degli anni sessanta che nessuno faceva più. Fummo, in pratica, gli antesignani del revival che poi esplose negli anni successivi. Siccome eravamo i primi a farlo il successo fu immediato (avemmo anche l'onore di un articolo in prima pagina su "la Repubblica" a firma dell'amico Massimo Buda in occasione di un raduno pacifista allo stadio dei pini a Milano Marittima).La Beat Generation non è un gruppo che si possa confinare in un periodo storico ben preciso; come dice il nome è più una filosofia di vita, una scuola di pensiero (sto scherzando, naturalmente) e non si scioglierà mai. Eccezionalmente si esibisce ancora ai giorni nostri (i nostri seguaci ricorderanno la serate dedicata ai Beatles ad agli altri gruppi beat in teatro negl’anni del “Natale giovani”).

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ADRIATIC DIXIELAND
JAZZ BAND

Fulvio Penso alla tromba
Alberto Pilandri al banjo
Eugenio Fantini al piano
William Tafani alla batteria
Enzo Valli al trombone
Gianni Ghetti al clarinetto
Elisa Sedioni vocalist
Gastone Guerrini contrabbasso e voce
 

Nel '90 Fulvio Penso, direttore dell'Istituto Musicale Rossini di Cervia, organizzò un corso di jazz condotto da Gianni Ghetti e, poiché mancava il bassista, insistette con me affinchè mi iscrivessi, nonostante le mie perplessità. La mia ritrosia era dovuta al fatto che il corso era, giustamente, riservato a musicisti esperti e dalle solide basi di teoria ed armonia che io non avevo. Fulvio allora mi ha fatto un mini-corso di “armonia complementare” durato 3 sere e mi ha iscritto d’ufficio. Non finirò mai di ringraziarlo. Infatti fu amore a prima vista per il jazz e per il contrabbasso che trovai, d'ennesima mano, da un amico contrabbassista di Cesena. Il passaggio ad una musica tecnicamente più impegnativa e, contemporaneamente, ad uno strumento completamente diverso e freetless (cioè con tastiera libera, senza tasti predefiniti e, quindi, con problemi iniziali di intonazione che vi lascio immaginare, specie per un autodidatta come me) fu duro ma entusiasmante. Quando poi, un paio d'anni dopo, mi fu proposto di entrare nell'Adriatic Dixieland Jazz Band si realizzò un sogno. Mi appassionai anche all'aspetto storico del jazz per gli infiniti intrecci con la storia sociale degli Stati Uniti d'America del XX secolo (lo schiavismo, l'immigrazione, l'integrazione razziale ecc.). I numerosi concerti, i tre CD prodotti e l'opportunità di conoscere ed accompagnare personaggi (alcuni oggi purtroppo scomparsi) che erano autentici pezzi di storia del jazz italiano come Lino Patruno, Henghel Gualdi, Romano Mussolini e Max Catalano, mi hanno dato soddisfazioni impagabili.

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ITALIAN SWING

Alessandro Fariselli sax
Stefano Nanni pianoforte
Gianluca Nanni batteria
Gastone Guerrini c.basso e voce
 

Al corso di jazz sopracitato conobbi Alessandro Fariselli di Montaletto, allora diciottenne, già talento evidente del sax tenore e, tramite suo, Stefano Nanni pianista, compositore, arrangiatore e suo fratello Gianluca, batterista. Cominciarono a chiamarmi a suonare con loro, dapprima saltuariamente poi sempre più spesso, sotto il nome Jazz and Jive Quartett, poi cambiato in Italian Swing. Il cambio del nome divenne naturale quando ci accorgemmo che, nel nostro repertorio, gli standands jazzistici americani (C. Porter, G. Gershwin, Nat K. Cole) sempre più spesso lasciavano il posto a brani italiani di Carosone, Buscaglione, B. Martino e G. Kramer. La formula è efficace perché unisce, al jazz più elegante, le più accattivanti e scanzonate canzoni italiane degli anni '50 che tutti, compreso i giovanissimi, adorano. Ben presto “imbarcammo” anche Fulvio Penso che, con Alessandro, conferisce al gruppo la tipica sonorità alla Buscaglione. Anche questa formazione mi ha regalato soddisfazioni immense e mi ha insegnato tantissimo.

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Orchestra Giovanile
"Città di Cervia"
E’ stato ancora una volta il mio amico Fulvio Penso, direttore dell’Istituto Musicale G. Rossini di Cervia, docente al Conservatorio di Pesaro e direttore dell’Orch. Giovanile Città di Cervia, a coinvolgermi in questa entusiasmante esperienza: una vera orchestra che varia da 35 a 40 giovani musicisti compresi fra i 18 ed i 40 anni, molti diplomati o diplomandi; tutta gente che ha gettato “sangue, sudore e lacrime” sullo strumento e che ha basi teoriche e strumentali ben più solide delle mie. Volendo integrare il repertorio classico con brani di musica da film e canzoni d’autore, Fulvio mi ha chiamato per cantare alcune canzoni da solo o in duo con sua figlia Annalisa. I concerti dell’Orch. Giovanile nelle piazze estive o nei teatri sono sempre un trionfo: la gente apprezza molto i giovani che si impegnano seriamente e la formula che alterna la musica classica a quella leggera è di sicuro effetto e avvicina anche il pubblico meno esperto. Mi sono talmente appassionato che sono entrato nell’organizzazione (c’è sempre bisogno di gente che da una mano volontariamente) e ne sono diventato il presidente. E’ un piacere immenso vedere ragazzi così appassionati ed impegnati per pura soddisfazione (i compensi, spesso puri rimborsi spese, non giustificherebbero certo tanti sacrifici). Per non dire poi della soddisfazione data dal cantare con un simile impatto sonoro dietro le spalle…
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Gran Varietà’
"Teatro di Cervia"
Nei primi anni 2000, su iniziativa di un gruppo di musicisti che ruota attorno al Music Club di Cervia, partì una lodevole iniziativa di raccolta fondi da devolvere in beneficenza: si trattava di uno spettacolo piuttosto goliardico fatto di canzoni e siparietti comici che piacque molto ai cervesi anche per la conoscenza diretta dei protagonisti che si esibivano sul palco del teatro comunale. Basti dire che si resero necessarie tre serate di repliche per esaurire le prenotazioni dato che il teatro tiene al massimi 250 persone. I fondi raccolti venivano devoluti ad organizzazioni di volontariato cervesi e nazionali sempre diverse da anno ad anno oppure ad emergenze a seguito di calamità naturali. Si costituì anche un’Associazione che portava il nome di una celebre canzone degli anni ’60: “Mi si spezza il cuor”, presieduta dal fantasioso Roberto Bolognesi, già batterista di svariate formazioni, sotto la cui regia si organizzarono anche serate a tema. Ne cito alcune a titolo esemplificativo: “Infernus” che non era altro che la parodia della Divina Commedia, “2009 Odissea nello Spizio” che faceva il verso al famosissimo “2001 Odissea nello Spazio”, “Cassonissima” (sottotitolo “Cervia com’Hera”) ambientata fra i cassonetti della spazzatura, “Noi non ci Sanremo” dedicata alle canzoni del Festival Sanremese, ect ect.

All’inizio eravamo tantissimi ad esibirci. Poi, si sa, col passar degl’anni, qualcuno si stanca e la pattuglia si è assottigliata ma lo spirito non è mai venuto meno. L’Associazione non c’è più, ma la verve e la qualità resistono:sia per quanto riguarda le canzoni, sempre suonate rigorosamente dal vivo da fior di musicisti (Alberto Pilandri e suo figlio Filippo, Andrea Carloni e la sorella Michela ai quali si aggiungono altri amici), sia per i numeri da avanspettacolo e le scenette comiche affidate per lo più a Ruggero Giunchi, Tino Giunchi e Mario Drudi (questi con la doppia veste), Angelino Modanesi, Massimo Gianettoni, Amedeo Cicognani ect. Il mio ruolo è sempre quello del presentatore classico, un po’ all’antica (sempre in smoking), un po’ presuntuoso e montato, sbeffeggiato in continuazione dal “giovane”, coloratissimo ed impertinente Amedeo. Negli ultimi anni si è creata una bella collaborazione con la Coop. “Lo stelo” che assiste ragazzi svantaggiati: fra noi musicanti e loro è nata un’amicizia che fornisce una dignità ed una missione importante e concreta alla nostra mai sazia voglia di “scazzare” e di esibirsi.

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Il bravo presentatore Negl'ultimi anni sempre più spesso vengo chiamato a presentare serate o a fare da moderatore in convegni, presentazioni di libri, conferenze stampa ecc. La cosa mi diverte, sempre che gli organizzatori non si aspettino il conduttore ingessato che legge quello che altri hanno preparato. No, in questo caso mi rifiuto. Mi diverto a dare un tono più scanzonato ed informale che, almeno fino ad ora, ha funzionato

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Per concludere questa storia che ho tirato per le lunghe più di quanto non volessi (è l'entusiasmo, e me ne scuso) voglio ringraziare tutti i compagni d'avventura che si sono succeduti al mio fianco, dal primo all'ultimo, e che mi hanno sempre incoraggiato, insegnato, sopportato e voluto bene. Grazie ragazzi,

ma…non è mica finita qui!

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